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lunedì 31 marzo 2008

Essere Educatore


Preparandomi per il concorso, ho studiato molti testi ed opinioni diverse sugli asili, sugli educatori e sull'evoluzione dei nidi. Oggi guardando i bambini, giocando con loro ho sentito riecheggiare nella mia mente una domanda: Cosa significa per me essere educatore al nido?
L'educatore deve saper offrire strumenti, proporre attività, favorire il gioco, la comunicazione, l'esplorazione, deve trasmettere delle abitudini attraverso le routines. Soprattutto l'educatore deve essere un contenitore emotivo, deve saper aspettare l'iniziativa del bambino, sostenerla e finalizzarla al rapporto con la realtà. L'educatore deve essere empatico, deve saper osservare i comportamenti espliciti e leggere i vissuti affettivi interni, interpretare la rabbia, il pianto, l'aggressività, l'isolamento e l'irrequietezza. L'educatore per poter lavorare con i bambini deve essere consapevole delle proprie dinamiche emotive, non deve trattare ogni bambino nello stesso modo perchè ogni individuo ha bisogno di risposte diverse ma deve anche stare attento a non privilegiare nessun bambino a contenere le sue simpatie o antipatie. L'educatore deve essere pronto a riconoscere i suoi limiti ed aprirsi a nuove idee, ai cambiamenti, deve confrontarsi con i colleghi, le famiglie e soprattutto con i bambini.
L'educatore deve accogliere il bambino e per farlo deve avere competenze psicologiche, relazionali, sensibilità empatica, cioè deve essere capace di entrare in sintonia con i bambini, comprenderli ed adattarsi ai loro bisogni.
Essere educatori non è facile ma essere buoni educatori è ancora più difficile.

martedì 25 marzo 2008

Multiculturalismo al nido


Ogni anno al nido entro in contatto con bambini stranieri. Il rapporto tra noi insegnanti e loro ma anche tra coetanei, nonostante gli sforzi, continua ad essere asimmetrico. Questi bambini crescono in contesti più o meno diversi da quelli italiani, con idee, usanze, culture e linguaggi diversi. Per noi educatori è difficile riconoscere ed accettare alcuni comportamenti, sia del bambino che dei genitori, perché sono molto diversi dai nostri. I bambini di altri paesi hanno dei codici diversi dai nostri che potrebbero essere scambiati per assenza di regole. L'educatore deve necessariamente superare la propria visione limitata ed egocentrica ed aprirsi ad una comprensione basata sul rispetto della diversità. Fondamentale il coinvolgimento dei genitori per fornire continuità gestuale e ambientale al bambino che vive secondo canoni culturali, religiosi ed educativi diversi dai nostri. Risulta molto importante tenere conto degli usi alimentari (la religione vieta alcune pietanze), delle usanze, religiose e non, ma soprattutto stare attenti ai divieti. Secondo me è utile imparare a dire bene il nome del bambino e magari anche alcune parole chiave nella sua lingua. Dobbiamo tener conto quando cantiamo e raccontiamo storie anche delle loro tradizioni (io ad esempio ho insegnato l'inno d'Italia, nel periodo in cui la bambina straniera era assente, adesso vorrei imparare anche il suo inno per cantarli entrambi, ma è molto difficile). Oggi il mondo è globalizzato ed anche l'educazione deve mettersi in pari con i tempi a partire proprio dall'inizio cioè dal nido.

domenica 16 marzo 2008

Primavera


Da qualche giorno sentivo nell'aria dei nuovi profumi, il mio giardino sta iniziando a sbadigliare e risvegliarsi, profumi e colori inebriano l'aria che penetra dalle finestre socchiuse. E' arrivato il momento di uscire dal letargo e ricominciare a passeggiare, ieri mi sono affacciata sul golfo di baratti e poi mi sono intrufolata nelle viuzze di Populonia.
Oggi sono stata a cercare gli asparagi, una passeggiata particolare, condivisa solo con mia madre, un uscita a due molto rara. La camminata è stata emozionante soprattutto perché per la prima volta ero io a fare da guida alla mamma ed a descrivergli i tanti ricordi che mi legano a quel bosco e a quelle case diroccate. Quelle case hanno rappresentato un punto importante per la mia adolescenza, lungo quei sentieri ho condiviso con le mie "compagnie", sentimenti e sensazioni acerbe, ho cavalcato in sella al mio amato bianco destriero, ho fatto le foto del matrimonio, ed ho passeggiato con il mio amore.
Una giornata entusiasmante, ricca di sole e profumi gradevoli ma una piccola nube mi ha un po' rattristato, la profonda grotta che più volte incautamente avevo esplorato è svanita, scomparsa, sepolta da detriti e macerie, quel crollo mi è sembrato molto simbolico. Una strada si è interrotta, era una via pericolosa che ha cessato di esistere e forse è stata una fortuna, anche il mio rapporto con le "compagnie" alcuni anni fa è terminato, crollato, tutto è stato sepolto, in profondità però è rimasto qualcosa un sentimento indescrivibile che riaffiora solo in sogno ma che non trova sfogo e consistenza, molte cose sarebbero ancora da dire, da gridare, ma comunque non potrebbero neanche adesso essere capite.
PS La foto l'ho fatta in giardino.

sabato 8 marzo 2008

8 MARZO


"Cosa significa oggi, nel 2008 essere donna?" Domanda banale, forse. Eppure è sempre difficoltoso dare una risposta univoca, senza far nascere una discussione ampia e controversa. Essere donna nel 2008 per me significa sentire, da sempre, il mio babbo che dice “Speravo di avere un figlio maschio”, ma poi essere appoggiata e sostenuta in ogni mia scelta ed aiutata nel mio cammino e capire dal suo sguardo che è comunque orgoglioso di me e della donna che sono diventata.

In altre situazioni però essere donna è molto più difficile. C’è, tra di noi, chi è costretta a sparire dietro un velo per meritare rispetto. E chi invece è convinta che, per ottenere attenzione sia necessario mostrare il proprio corpo semi-nudo. Ci sono donne costrette a rinunciare alla carriera perché certi posti sono più adatti agli uomini o perché il ruolo di mamma spesso diventa ( a causa della nostra società ) inconciliabile con quello di lavoratrice.

Io mi sento erede di una generazione di donne che hanno fatto gli anni ’60 e ’70, sono cresciuta all’ombra del femminismo che ha lottato ed ottenuto importanti traguardi penso al suffragio universale, al divorzio, alla maternità, alla conquista degli asili nido, alle modifiche sul diritto alla famiglia e sui figli, alla legge sull’aborto, le pari opportunità e alla legge contro le violenze. Conquiste importanti, ottenute in passato, ma che ancora oggi devono, purtroppo, continuare ad essere difese con le unghie e con i denti. Perché ognuna di noi è ancora oggi prigioniera della propria femminilità.La strada da percorrere è ancora lunga.

Donne abusate, donne sopraffatte, donne senza voce e che, invece, vorrebbero gridare contro un potere che spesso le rifiuta.

Malgrado molteplici battaglie siano state portate avanti, la lotta per l’emancipazione sembra essere ancora ben lontana dal portarsi a compimento. Sta a noi portarla avanti nel migliore dei modi, con saggezza, consapevolezza e giustizia. Improduttivo illudersi che l’Italia abbia già terminato questo duro cammino e che tali condizioni di disagio non ci riguardino da vicino.
Molte donne sono ancora in pericolo qui, ora. E sta a noi, altre donne, probabilmente più fortunate cercare di salvarle, demolendo quel muro di silenzio che troppo spesso custodisce la paura.